GIULIO ROSA

GIULIO ROSA
GIULIO ROSA

ROSA GIULIO è Professore ordinario a tempo pieno di Letteratura italiana (L-FIL-LET/10) presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno nel Corso di Laurea Triennale in Lettere e nel Corso di Laurea Magistrale in Filologia moderna.

Dopo la Laurea in Lettere con il massimo dei voti presso l'Ateneo di Salerno, ha conseguito il Dottorato in Discipline filologiche, linguistiche e letterarie presso l'Università degli Studi di Bari e nel 2001 ha superato il concorso di Ricercatore in Letteratura italiana a tempo indeterminato presso l'Università di Salerno; dal 2010 al 2015 è professore aggregato di Letteratura italiana; dal 2015 al 2019 professore associato; dal 1 dicembre 2019 è professore ordinario.

Nel 2017 è stata eletta membro del Direttivo Nazionale dell'Associazione degli Italianisti-ADI.

E’ Responsabile della sezione di Italianistica del Dipartimento di Studi Umanistici.

Il lavoro scientifico ha indagato la letteratura italiana dal tardo Quattrocento al Cinquecento, la produzione lirica, epica e tragica del Seicento e del Settecento, il rapporto tra storia e romanzo nella cultura ottocentesca, il pensiero leopardiano anche nel contesto filosofico europeo, il recupero del mito nella poesia e nella narrativa del Novecento e la critica letteraria modernaInTempo dell’inquisizione, tempo dell’ascesi. Spiritualità e forme letterarie dal Tasso al Settecento si ripercorrono i momenti fondamentali dell’elaborazione teorica della Liberata attraverso le lettere poetiche, la creazione del mito romantico della morte del poeta; in Tasso: inchiesta sulla bellezza. 'Il Minturno' tra «memoria innamorata» e «giovamento degli uomini civili» si indaga il rapporto del dialogo tassiano con il modello platonico, il pensiero di Plotino, le traduzioni del Ficino e i trattati del Bembo e del Castiglione; in Di Fedra il cieco furor. Passione e potere nella tragedia del Settecento e in Gli eroi d’invitta pazienza. Epos storico e tragico cristiano nell’età della «ragione spiegata» si studiano teorie e rappresentazioni del tragico e dell’epico in Italia tra i secoli XVII e XVIII,in relazione alla drammaturgia gesuitica, alle opere diCorneille e Racine,alla comparsa sulla scena dei teatri europei di un nuovo protagonista, il martire della tragedia cristiana, secondo un procedimento diacronico delle graduali trasformazioni dei diversi generi letterari analizzati, anche in rapporto alla formazione e stabilizzazione dei rispettivi canoni, come in Sapienza poetica e filosofia del gusto nel Settecento letterario italiano; in Il dio ignoto. Dalla crisi del Rinascimento alla modernità letteraria, il gioco ambiguo delle passioni della scena barocca e del dramma arcadico precede l’arcana e insondabile potenza interiore della Mirra alfieriana, l’immagine di Aspasia come ossessionante apparizione (Leopardi) e la complessa femminilità nieviana; in Gli infiniti disordini delle cose. Sullo ‘Zibaldone’ di Leopardi si traccia un profilo del pensiero leopardiano, confrontandolo con le riflessioni dei maggiori filosofi europei, da Hume a Kant, da Nietzsche a Husserl; in Sotto il segno di Athena. L’Ellade eroica tra mito e storia nella letteratura italiana a attraverso l’analisi del più grande ‘romanzo’ della cultura occidentale, l’Odissea, se ne rintracciano le interagenze con autori rappresentativi delle letterature europee del Novecento, in particolare Joyce e Kafka e si mette in luce la lettura “ideologica” con cui Foscolo e Nievo interpretarono gli eventi storici della Grecia moderna alla luce delle vicende italiane. Nell'ambito della cultura moderna e contemporanea, ha pubblicato studi non solo intorno ai presupposti filosofici dell'estetica e dell'immaginario romantico, da Alfieri (Mirra) a Byron, a De Sanctis (Tasso), e, con un numero rilevante di contributi, ai momenti più alti della poesia e della narrativa dell'Ottocento, esplorandone tutti gli aspetti letterari, etici, civili, ma, con continui riferimenti alla grande poesia europea, da Baudelaire a Rimbaud, ha anche scritto lavori sul recupero dei miti nel Pascoli dei Poemi Conviviali, sull’idea di città moderna in Campana, Saba e Cardarelli, sulla dimensione del sublime in Ungaretti e Montale, sulla lettura della classicità in Quasimodo e Pavese, sulla nuova visione della realtà nella narrativa sperimentale del secondo Novecento (Volponi, Malerba, Porta). Ha svolto un'indagine di taglio comparatistico, nella monografia, Il nauta e il flâneur. Scritture dell’alterità, sulle maggiori presenze letterarie dell’Otto-Novecento, da Coleridge a Pound, a Eliot, da Conrad a Eco, in rapporto alle arti visive, con particolare attenzione ai risvolti intertestuali e linguistici. In L’«azzurro color di lontananza». Infinità dello spazio e sublimità del pensiero nelle letterature moderne illumina la potenza pluriprospettica del pensiero e l’assoluta originalità della scrittura poetica di Leopardi, ne ripercorre anche la visione radicalmente critica delle moderne nazioni civili, dei ceti dirigenti nelle società borghesi europee, dei costumi degli Italiani, fino al romanzo di Nievo. In Di te pensando, / a palpitar mi sveglio, il viaggio testuale attraversa ancora la mediterraneità favolosa di Tasso e la meridionalità grottesca di Della Porta, la ricerca della modernità di De Sanctis e l’«oltre» enigmatico di Pirandello, la guerra perduta di Musil e il «male invisibile» di Gadda, il “medioevo” comico di Malerba e l’esplosione planetaria di Volponi. Su alcuni di questi libri si è registrata, tra l’altro, l’attenzione della critica statunitense con interventi su «Forum Italicum» (43, 2, 2009), «Sage Journal» (23, 2015), «Annali d’italianistica» (34,2016).

 

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