Trattato della “laudanda vita” e della “profetata morte”

Trattato della “laudanda vita” e della “profetata morte”
DA RENDE BERNARDINO
DA RENDE BERNARDINO
Codice Prodotto: 978-88-95154-29-9
Disponibilità: In Magazzino
Prezzo: 40,00€
di Ippolita Sforza d’Aragona
a cura di Francesco Sica
P.576

Indice

Presentazione;Introduzione; Nota biografica;
Analisi linguistica;”Tratatto della laudanda vita….”;
Indice dei nomi del testo;Glossario: Bibliografia

“L’opera di fra Bernardino è un notevole documento del volgare napoletano dell’età aragonese, una lingua che, nata per impulso della corte in un ambiente culturale già di per sé linguisticamente composito per la cospicua presenza nella città di nobili e funzionari spagnoli venuti al sèguito della famiglia reale e di ‘gente… d’onne nazione’ (412,1), aveva cominciato a dare le sue prime prove letterarie soltanto un paio di decenni prima.” In essa forme dialettali napoletane, calabresi e siciliane sono mescidate con inserti latini, latinismi lessicali e forme della tradizione volgare più antica con assoluta disinvoltura, non solo nella consapevolezza che tutto potesse esser consentito, ma anche nella presunzione che una tale lingua potesse esser compresa da “tutte persone universalmente” (p 15). Il che, se ha qualche fondamento nella minor tensione verso il toscano delle opere non liriche e nell’ampio sostrato comune delle lingue regionali, riflette soprattutto il fatto che allora il volgare, a Napoli come altrove, era un linguaggio sperimentale che si rifaceva a modelli diversi (Dionisotti 1963, p.165) e il cui sviluppo era affidato quasi esclusivamente alla formazione e all’impegno dei singoli. Il Trattato è anche un preziosa testimonianza di usi e costumi di quella civiltà, in quanto ci consente di conoscerne aspetti ignorati o poco noti, come la pratica dell’imbalsamazione o il complesso cerimoniale per l’organizzazione e lo svolgimento di un funerale regale; il numero degli studenti universitari e quello dei conventi e delle parrocchie. E, ancora, con inedite note di antropologia religiosa, ci fa sapere di processioni di centinaia di bambini nudi atte a suscitate la pietà degli astanti e indurli a pregare per la salvezza di un ammalato; o ci tramanda attestazioni tra le più antiche della fede popolare nel sangue e nella “capo” di san Gennaro;……” (Presentazione)

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