REDDITO DI CITTADINANZA, QUOTA 100, FLAT TAX E CONDONO FISCALE: QUALI VANTAGGI?

REDDITO DI CITTADINANZA, QUOTA  100, FLAT TAX E CONDONO FISCALE:  QUALI VANTAGGI?
LETTIERI MATTIA
LETTIERI MATTIA
Codice Prodotto: 978-88-98257-68-3
Disponibilità: In Magazzino
Prezzo: 15,00€

 

Il lavoro che mi accingo a svolgere, inserendosi in un contesto sociale, economico e politico dai confini poco definiti e per nulla felici, si propone l’obiettivo di ripercorrere le novità introdotte con la legge di bilancio 2019 e con il dl n. 4/2019, tentando di individuare le ragioni ed i possibili risvolti - positivi e negativi - delle scelte operate dall’attuale squadra di governo negli scorsi mesi.

Mi concentrerò soprattutto sul reddito di cittadinanza, sulla quota 100, sulla flat taxe sul condono fiscale, tematiche sulle quali si è ampiamente argomentato negli ultimi anni in Italia ma - non a caso - il dibattito non sempre è stato chiaro e puntuale, in quanto le motivazioni di chi si proclamava favorevole e di chi contrario erano soprattutto ideologiche,più che ancorate alla realtà dei dati.

Per quanto concerne il reddito di cittadinanza, il primo capitolo è dedicato alla sua evoluzione storica, partendo dal presupposto che tale concetto non è di matrice moderna ma di esso si iniziava già a discutere nel XVI secolo (in cui si parlava di reddito minimo) e poi nel XVII secolo (quando prese piede il sussidio incondizionato), fino ad arrivare nel XIX secolo a parlare del cd. “basic income” incondizionato (combinazione del reddito minimo e del sussidio incondizionato).

Storicamente tra i maggiori esponenti e fautori della necessità di riconoscere una base economicaminima ai cittadiniricordiamo Thomas More (1478- 1535), che riteneva che la introduzione di un reddito minimo potesse essere una soluzione efficace per combattere la criminalità più della pena di morte (“nessuno si trovi nella terribile necessità di diventare prima un ladro e poi un cadavere” - More, 1516); Johannes Vives (1493 - 1540) che sosteneva la necessità di assumersi la responsabilità di garantire ai poveri la sopravvivenza in cambio della disponibilità a lavorare; Thomas Paine (1737-1809) e François Huet (1814-1869), le cui convinzioni poggiavano sul diritto degli individui di ottenere un’equa porzione delle risorse comuni; Joseph Charlier (1816-1896), che nella sua opera intitolata Solution du problème social ou constitution humanitaire (Soluzione del problema sociale o costituzione umanitaria) proponeva di distribuire su base quadrimestrale un ‘minimum’, ovvero un reddito minimo, a tutti i cittadini, calcolato annualmente a partire dal valore locativo di tutte le proprietà terriere.

La valutazione circa la possibilità di introdurre il reddito di cittadinanza nel nostro paese, invece, non può che partire da un’attenta analisi del sistema tributario, ovvero il più importante apparato statale di un paese, che - occupandosi di raccogliere i mezzi finanziari necessari per la copertura della spesa pubblica, di ripartire il peso di tali spese tra gli individui che compongono la collettività e di realizzare gli obiettivi allocativi e macroeconomici assegnatigli dall’operatore pubblico - influenza le caratteristiche economiche e strutturali del sistema nazione e storicamente rappresenta uno degli elementi fondanti le comunità civili.Pertanto, nel secondo capitolo di questo elaborato verranno analizzate le caratteristiche peculiari del sistema fiscale italiano, le sue principali problematiche, esponendo ipotesi circa la convenienza e la concreta possibilità di procedere ad una vera e propria riforma dello stesso.

Nel terzo capitolo mi sono concentrato su un modello impositivo diametralmente opposto a quello attuale, ovvero la tassa piatta, che, soprattutto con l’attuale assetto di governo, ha scatenato l’interesse dei cittadini, imprenditori, politici, giornalisti ed economisti. Ho iniziato il capitolo definendo cosa si intende per flat tax, cercando di darne una definizione quanto più esaustiva possibile. Essa consiste, essenzialmente, in un’imposta sul reddito delle persone fisiche e/o dei profitti delle imprese - di tipo proporzionale - che prevede un’aliquota unica, sostituisce le varie aliquote IRPEF e si applica a tutti, indipendentemente dalla base imponibile. Sostenuta per la prima volta dal premio Nobel per l’economia Milton Friedman, è stata più recentemente portata in auge dall’economista Halle Rabushka, che negli ultimi venti anni ha ispirato più o meno tutte le riforme fiscali attuate nei paesi che l’hanno introdotta e che ispirano anche le varie proposte di riforma del nostro sistema tributario.

Rilevato poi il generale malcontento associato al sistema fiscale attualmente vigente, sono passato ad esaminare le varie proposte politiche italiane di adozione di una flat tax e delle possibili conseguenze economiche e sociali (quali, minore burocrazia, maggiore trasparenza, minore pressione fiscale) che deriverebbero dalla sua eventuale introduzione, che in Italia potrebbe considerarsi una vera e propria rivoluzione fiscale.

Nel quarto capitolo ho evidenziato le motivazioni contrarie alla introduzione della tassa piatta, esaminando in particolare i problemi di ordine costituzionale che sorgerebbero in Italia sostituendo all’attuale imposta progressiva sui redditi un’imposizione fiscale sui redditi di tipo proporzionale, e ho concluso il mio lavoro soffermandomi sui possibili risvolti negativi (minore gettito fiscale, anomalie nella redistribuzione della ricchezza, vincoli europei di bilancio) collegati alla sua possibile applicazione.

E poi c’è la riforma delle pensioni. In questo caso, sembra proprio che il governo abbia voluto superare le sue stesse promesse ed aspettative, non solo per la introduzione della quota 100, che consentirà di andare in pensione a chi raggiungerà i 62 anni di età e i 38 anni di contributi, ma anche per tutta la serie di incentivi che dovrebbero ammaliare gli italiani e spingerli ad andare con qualche anno di anticipo in pensione. Si va dalle facilitazioni al riscatto della laurea al congelamento (retroattivo al primo gennaio 2019) dei requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità, dalla proroga di opzione donna a quella dell’Ape sociale. Ebbene. Nel quinto capitolo, mi sono soffermato in particolare sulla evoluzione che negli ultimi 30 anni ha registrato il sistema pensionistico italiano (accusando non pochi colpi con le sferrate date dalla legge Fornero) e, giunto alla tanto conclamata quota 100, facendomi una personale idea di ciò che sarà, non ho potuto fare a meno di concludere che (rilevati i tagli che si opererebbero al trattamento pensionistico - pari a circa il 5% per l’anticipo di un anno ed al 30% con un anticipo di oltre 4 anni - ed il divieto imposto a chi beneficerà della “prematura” pensione di produrre - per tutta la durata dell’anticipo pensionistico - altri redditi superiori a 5.000,00 euro) non appare irrealistico prevedere che moltissimi italiani valuteranno di non esercitare tale opzione. Ma l’azione compiuta dal governo è comprensibile, “ogni promessa è debito” e - dopo valanghe di promesse fatte in campagna elettorale - non poteva non regalare agli italiani anche quest’ulteriore vana illusione. Tanto, a pagarne le conseguenze deleterie saranno le prossime generazioni.

Nell’ultimo capitolo,infine, non potevo non soffermarmi sulla tanto discussa rottamazione-ter e sul corredo di sanatorie minori che la accompagnano. Gli spunti di riflessione sui quali soffermarsi – a mio modo di vedere – sono sostanzialmente due. Questa “pace fiscale”, più che una innovazione vera e propria, sembra piuttosto la riproduzione fedele di un quadro già visto con la prima rottamazione e la rottamazione ter, seppur con qualche spunto di originalità, come il sensibile allungamento dei tempi di pagamento - che raggiungono oggi i cinque anni (dal 2019 al 2023) - l’ambito oggettivo della sanatoria arricchito degli affidamenti eseguiti nell’ultimo trimestre 2017 e la tolleranza di 5 giorni di ritardo nel pagamento delle rate.

La locuzione “non esiste una sola pace fiscale” si riferisce invece alle diverse tipologie di mini-sanatorie introdotte con la legge di bilancio, come quella delle micro-cartelle che alla fine del 2018 dovevano essered’ufficiostralciatedalle posizioni debitorie e per le quali tuttavia si registrano battute di arresto ad opera di enti che ancora oggi faticano a dare seguito al loro effettivo annullamento.

Ebbene. Tale delineato ed infelice contesto non può non sollevare una semplice - ma tanto temuta - considerazione: chissà se l’ambizione ad una pace fiscale - probabilmente anche stavolta fallimentare - non induca per converso tutti quei contribuenti più precisi ed in regola da sempre a valutare anch’essi l’opportunità di adagiarsi nei pagamenti nell’attesa di aderire al prossimo condono fiscale.

Intanto, non ci resta che incrociare le dita e sperare che questa manovra di governo non sia - per noi e per l’Italia - l’ennesima occasione perduta.

 

 

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