Cetara e la Rivoluzione del 1799

Cetara e la Rivoluzione del 1799
DI CRESCENZO BENEDETTA
DI CRESCENZO BENEDETTA
Codice Prodotto: 979-12-80697-25-7
Disponibilità: In Magazzino
Prezzo: 23,00€

Un viaggio nella storia d'Italia e, in particolare, del Sud, in un momento storico cruciale per il Paese.

La scrittrice nella Sua opera regala una descrizione dettagliata e accurata degli avvenimenti che hanno caratterizzato la Rivoluzione del 1799 a Cetara, piccolo comune della Costiera Amalfitana, allora casale di Cava.

Il saggio, attraverso una meticolosa analisi delle fonti storiche, trasporta il lettore nelle dinamiche sociali, politiche ed economiche che hanno condotto i cetaresi alla rivolta contro i francesi, invasori d'Italia.

Con profonda accuratezza emergono documenti unici e inediti, che costituiscono un importante contributo alla conoscenza della storia italiana.

Dalla sostituzione del santo patrono di Napoli, San Gennaro con Sant'Antonio, perché accusato di "giacobinismo", al piccolo comune di Cetara dove, attraverso le nuove scoperte documentali, si viene a conoscenza delle richieste di manutenzioni alle case del casale giustificate dai danneggiamenti che i francesi avevano apportato a queste ultime.

Testo di grande valore è dalla lettura scorrevole, "Cetara e la Rivoluzione del 1799" è rivolto a tutti coloro che desiderano approfondire il proprio sapere sul nostro Paese, in particolare sugli effetti che la Rivoluzione del 1799 ebbe sul territorio meridionale.

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«Napolitani, Siete liberi finalmente, la vostra libertà è il solo prezzo che la Francia vuole ritrarne dalla sua conquista; […] Napolitani, se l'armata francese prende oggi il titolo di armata di Napoli, questo è in sequela dello impegno solenne ch'essa prende di morire per la vostra causa, e di non fare altro uso delle sue armi che per conservare la vostra indipendenza e sostenere i vostri diritti, che essa ha conquistati». Questo il proclama di Championnet per il popolo napoletano.

Nella periferia del regno il sentimento verso i francesi era diverso, additati come «Perfidi e ribelli», visti come invasori che cercavano di piegare le popolazioni con la forza in nome della libertà.

Tanto che Genoino definiva la rivolta popolare come un’«…aspirazione nobilissima anche quando si rivela come inconscia repulsione per lo straniero, derivando da un sentimento di umana dignità, di un amore sia pure geloso, esclusivo, del suolo natio…».

Da questo sentimento non fu escluso nemmeno San Gennaro, accusato di giacobinismo per aver compiuto il miracolo dello scioglimento del sangue in presenza dei francesi e pertanto sostituito da Sant’Antonio come patrono di Napoli.

Da un lato il rovescio della monarchia, gli ideali repubblicani, la libertà per il popolo decantata dai francesi; dall’altro lato i fermi capisaldi della tradizione monarchica. Due idealità che si scontreranno portando all’insorgenza di piccoli centri monarchici che non permisero che si piantasse l’albero della libertà repubblicano: questo è il caso di Cetara casale di Cava.

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